FORM OF CENSORSHIP
L’arte della negazione: quando la censura diventa immagine
“Ciò che viene nascosto non scompare, ma diventa più potente.”
Nella serie “Form of Censorship”, Davide Cocozza utilizza la computer grafica per esplorare il concetto di censura, trasformandolo in un linguaggio estetico e concettuale. Attraverso l’oscuramento, la pixelizzazione, la sovrapposizione cromatica, l’artista non nasconde, ma esalta.
L’intervento sulla visione, invece di eliminare l’immagine originale, la potenzia, trasformandola in un’opera nuova, carica di significati e tensioni.
Cocozza non censura per negare, ma per sottolineare: il suo lavoro è una riflessione sul potere dell’immagine e sulla sua manipolazione, sulla memoria visiva e su come il nostro sguardo si adatta alla mancanza, riempiendola di nuove interpretazioni.
Censura come strumento di rivelazione
Nelle opere di “Form of Censorship”, la censura non è un atto di privazione, ma una scelta estetica e concettuale.
• Volti iconici vengono sfocati o pixelati, ma la loro presenza resta ingombrante, come un’assenza che grida.
• Elementi artistici classici vengono alterati, trasformati in qualcosa di altro, in una nuova forma di contemporaneità.
• Le campiture di colore, applicate come filtri di rimozione, diventano segni pittorici autonomi, trasformando il concetto di oscuramento in una nuova forma d’arte.
“Cancellare non significa dimenticare. A volte, significa guardare più a fondo.”
La negazione come atto creativo
Se la censura è sempre stata uno strumento di controllo, Cocozza la ribalta e la trasforma in un atto di espressione.
• La scelta cromatica delle aree censurate non è casuale, ma studiata per creare una nuova armonia visiva.
• L’assenza di un dettaglio spinge lo spettatore a concentrarsi su ciò che resta, creando un’esperienza di frustrazione visiva che si trasforma in curiosità e riflessione.
• L’iconografia pop e storica, privata di alcuni elementi, diventa un campo di interpretazione aperto, dove il pubblico è costretto a ricostruire mentalmente ciò che manca.
Questa operazione ricorda le sperimentazioni di John Baldessari, che copriva i volti nei suoi collage per spostare l’attenzione su altri elementi della composizione, o le provocazioni di Banksy, che usa la rimozione e la sovversione dell’immagine per stimolare il pensiero critico.
Quando l’arte diventa un atto politico
La censura non è mai neutrale. Può essere giusta o drammatica, necessaria o imposta. Può proteggere, ma anche opprimere.
Cocozza gioca su questa ambiguità, facendo emergere domande cruciali:
• Chi decide cosa deve essere visto e cosa deve essere nascosto?
• Quanto potere ha l’immagine e perché si teme la sua diffusione?
• Se un’icona viene censurata, smette di esistere o diventa ancora più potente?
“Nascondere è un modo per rendere eterno. Perché ciò che è proibito resta sempre nella memoria.”
Conclusione: l’arte che resiste alla cancellazione
Con “Form of Censorship”, Davide Cocozza dimostra che la rimozione può essere un atto creativo, che l’assenza può avere più peso della presenza, che la censura stessa può diventare arte.
Le sue opere non si limitano a coprire, ma rivelano. Non annullano, ma amplificano.
E forse, alla fine, la vera domanda non è cosa viene nascosto, ma perché continuiamo a cercarlo.









